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Eolo
stelle lontane
PROPORRE IL TEATRO AI RAGAZZI AI TEMPI DEL COVID
L'ESPERIENZA COMPIUTA A TRENTO DAL PROGETTO G.G.

l teatro è il luogo del rito.
È un luogo sacro che accoglie i bambini e li prepara a vivere un’esperienza magica. Quella dello spettacolo.
Magica in quanto extra-ordinaria. Tutto concorre nel vivere questa esperienza: l’arrivo in teatro, l’ingresso in sala, l’odore del palco, le luci che si abbassano, la paura iniziale, l’assistere ad un evento ogni volta unico e non replicabile, l’applauso liberatorio finale, il ritorno alla quotidianità.
La situazione dell’ultimo anno ha richiesto ai bambini di costruire nuove mappe mentali, nuove visioni e percezioni, nuove possibilità. Nuove forme di relazione e categorizzazione dello “stare con l’altro” e di vivere il “fare condiviso”.
Ci siamo interrogate a lungo su come stesse cambiando la visione dell’infanzia, e su come si stesse modificando nell’infanzia la percezione di temi fondamentali: la cura dell’altro, lo stare con l’altro, il fare da solo, la crescita, il coraggio, la libertà.  La flessibilità di adattamento alle nuove situazioni fa parte della modalità di approccio alla vita, che hanno i bambini.

Sappiamo che un’analisi teorica dovrebbe seguire il momento storico che si sta vivendo. Ma abbiamo fin da subito sentito l’urgenza di intervenire, spinte da un forte senso di responsabilità nei confronti dell’infanzia. E immerse in una realtà che ha messo in atto fin da subito nuove modalità di vivere la quotidianità: scuola a distanza, nuove regole famigliari e gestione dello stare collettivo. Niente si è fermato, tutto è continuato cambiando velocemente.

Ci siamo spaventate davanti alle prime proposte teatrali in digitale che abbiamo visto nascere. Proposte che si proponevano come forme sostitutive del teatro, piombando in casa con la pretesa che “tutto continuasse come prima” e portando con sé il grande rischio futuro di allontanare sempre di più ad un ritorno nelle sale e alla consapevolezza della necessità andare a teatro.
Ci siamo chieste cosa poter fare nei confronti dell’infanzia. Poi abbiamo agito. 
Abbiamo costruito percorsi di relazione con il pubblico, da realizzare in diretta on-line che avessero lo scopo di mantenere vivo il link tra bambini e teatro.
Queste nuove modalità “di esserci” e di condurre un’esperienza artistica, ci hanno permesso di mantenere un filo attivo con i bambini.
Non lo chiamiamo teatro.
Lo chiameremo in un altro modo che al momento non possiamo definire.
Ciò che ci sembrava impossibile, ha dato il via a nuove modalità di percezione e relazione. E di conoscenza. Fin da subito siamo state investite dalla voglia di partecipazione e dalla fiducia: la presenza viva e diretta, seppur fisicamente lontana, dei bambini. 
Questo ci ha permesso di mantenere e di portare avanti progetti artistici e laboratori di ricerca teatrale, già in attivo da anni: il progetto “Burattini in corsia” con il reparto di Oncologia Pediatrica di Modena; i progetti di laboratorio teatrale con le insegnanti del territorio; la relazione con i teatri che prevedevano i nostri spettacoli in stagione.

Durante gli incontri, rigorosamente in diretta, portiamo avanti la nostra modalità artistica e laboratoriale, dilatata nei tempi e nei modi, facendo leva sui ritmi e sull’ alternanza di momenti di ascolto e di interazione singola e collettiva. Facciamo domande, raccogliamo reazioni, stimoli. Ci interroghiamo. Costruiamo uno stare insieme, nuovo. Attraverso il linguaggio artistico/teatrale.

Questa nostra ricerca realizzata attraverso il canale digitale, ci ha portato a curare un progetto più complesso, in collaborazione con il Centro Studi Santa Chiara di Trento, che ha richiesto una rielaborazione profonda del legame tra il nostro teatro e l’infanzia, arricchendo il nostro processo di ricerca artistico. 
Nel corso di una residenza al Teatro Cuminetti, abbiamo costruito un progetto a più mani con la direzione artistica, lo staff organizzativo e lo staff tecnico del teatro, finalizzata a rielaborare il nostro spettacolo Le Nid, ai fini di dar vita a una serie di proposte in digitale, con potessero mantenere vivo un legame tra il teatro e i bambini, le scuole, le famiglie del territorio.
Abbiamo realizzato dirette con i bambini della Scuola dell'Infanzia in mattinée, che affrontassero i temi principali dello spettacolo Le Nid: l'attesa, il cambiamento, l'arrivo dell'inaspettato, l'incontro con il diverso.
Con l'obiettivo di creare nuove forme di relazione e di ricerca, abbiamo definito una metodologia che facesse dell'interazione l'elemento determinante, proprio perché: lontane del voler replicare via digitale i laboratori di formazione e gli spettacoli del vivo; coscienti dei limiti del web; responsabili delle necessità dei bambini; spinte dall'interesse di voler attuare un lavoro artistico con loro.
Abbiamo poi realizzato incontri con i genitori che affrontassero gli stessi temi, perché di riverbero la nuova visione dell'infanzia relativa all'altro, al prendersi cura, alla vicinanza, all'allontanamento, si riflette nell'essere genitore. Quindi nel significato di cosa vuol dire far crescere e diventare grande in questo momento.
Infine abbiamo proposto una diretta streaming dello spettacolo Le Nid, rivolta al pubblico e in particolare a chi ha vissuto il percorso sopracitato con noi, seguita da un incontro post-spettacolo in cui confrontarci con bambini e genitori, in merito alla nuova metodologia proposta.
Per la realizzazione di questi incontri, attraverso il canale digitale, è stata determinante la presenza del teatro in quanto luogo fisico che ospitandoci ha reso possibile le azioni proposte e le riempite di significato, e la collaborazione con una staff tecnico che ha accompagnato le nostre proposte artistiche con la strumentazione necessaria.
Non solo: ha permesso anche di documentare tutto il percorso, attraverso la realizzazione di interviste, riprese video delle prove, degli incontri con i bambini e i genitori, del backstage, restituendo attraverso un montaggio finale e la proposta di “pillole video” sui canali social, una restituzione della residenza a tutto tondo.
 
Alla fine dell’esperienza i rimandi sono stati tanti:
la Scuola dell'Infanzia, a partire dai nostri incontri, ha inserito nella programmazione annuale il progetto, documentando il lavoro fatto con i bambini e la ricerca portata avanti attorno ai temi proposti, calati ancor di più nella propria realtà scolastica, alla luce delle nuove modalità di relazione e di vivere la quotidianità.
I genitori hanno apprezzato gli incontri, inviando rimandi importanti: alcuni di loro, seppur affermando un iniziale scetticismo nei confronti di una proposta artistica in digitale, hanno riconosciuto il valore di questa nuova esperienza “diversa dal teatro e lontana dalla tv”, potendo vivere una presenza vera e una partecipazione reale e diretta dei bambini all'interno del lavoro.
Nel nostro processo di ricerca attorno a queste nuove forme di relazione con il pubblico, la residenza in teatro ha fatto la differenza, permettendoci di trovare modi altri di espressione artistica, all’interno di uno spazio che conosciamo, supportate dalla collaborazione con operatori video e tecnici teatrali, che delle nuove digitali fanno il loro lavoro. 
Ciò ci ha permesso di indagare il nostro lavoro artistico, destrutturandolo e riconducendolo all’ essenza. Di concentrarci su ciò che sappiamo fare: creare relazioni e modi di ascolto, supportati da un ambiente digitale cucito ad hoc per noi.
Grazie all’appoggio del teatro, abbiamo invertito il concetto di residenza, partendo da uno spettacolo finito e tornando ai temi di cui si fa portatore. 
L’attesa, il cambiamento, l’arrivo di qualcosa d’inaspettato: fin da subito Le Nid ci ha messo in discussione. Ci ha fatto chiedere cosa significasse parlare oggi ai bambini di questi temi, come cambiasse la loro percezione e la loro reazione. Ce lo siamo chieste durante le repliche estive. E abbiamo continuato qui, tessendo nuove forme di relazione con il pubblico. 
L’urgenza era quella. Abbiamo scelto di rispondere all’infanzia, attraverso la nostra arte, al momento veicolata dal digitale.
Così sono nati questi incontri. In cui l’atto artistico è finalizzato a creare una relazione e i personaggi teatrali sono “usati”, sono impegnati a costruire una relazione di fiducia con i più piccoli. Da parte del piccolo pubblico, la sete è tanta. Il desiderio di partecipazione è forte. Il legame si crea da subito. La nostra attenzione è costantemente volta a capire e carpire la loro presenza, istante dopo istante. Abbiamo trovato strategie, affinato modi e tempi.
Alla fine ci siamo ritrovate a mettere in atto un nostro sapere costruito durante anni di mattinée con i bambini, e di formazione teatrale con loro, incanalato in questa nuova modalità.
Abbiamo fatto vivere un’esperienza artistica. E l’abbiamo vissuta con loro. 
E poi abbiamo guardato al futuro.
Abbiamo aperto alla voglia di tornare in teatro. Ricordandolo come luogo vivo, che aspetta, in cui vivere gli spettacoli. In cui dover tornare.
Non abbiamo sostituito. Abbiamo scelto di accompagnare questo momento con la nostra presenza e proposta artistica, seppur lontana, seppur mediata. Coltivando il desiderio di attendersi per tornare dal vivo a varcare la soglia del teatro, annusare, farsi invadere da quel senso di paura del buio prima dell’inizio, vivere a pieno lo spettacolo, rivestirsi, salire sul pulmino e ritornare a scuola. Pieni di ciò che per noi rimane essere il teatro.
CONSUELO GHIRETTI  FRANCESCA GRISENTI








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